Il Presidente Milos Zeman ha partecipato alla presentazione dell'edizione ceca del libro – intervista Io, esule indigesto: il PCI e la lezione del '68 di Praga all'esule cecoslovacco Jiri Pelikan scritto dal giornalista Antonio Carioti (editore Novela Bohemica), che si è tenuta, martedì 6 ottobre nella cappella dell'Istituto Italiano di Cultura a Praga alla presenza dell'ambasciatore Aldo Amati e del direttore dell'IIC Giovanni Sciola.
Il presidente Zeman ha reso così omaggio all'esule cecoslovacco Jiri Pelikan, che fu eletto per ben due volte all'Europarlamento nelle fila del Partito socialista italiano, e all'Italia, che ha saputo accogliere una delle figure simbolo della Primavera Praga. “Chiunque faccia politica sa quanto sia difficile ottenere una buona posizione nella lista candidati sia per il parlamento nazionale che quello europeo, e lo è particolarmente per uno straniero, che però affrontanto gli altri è riuscito a essere l'unico deputato cecoslovacco a rappresentare la sua patria nel mondo libero – ha detto Zeman ricordando le capacità politiche di Jiri Pelikan - Vorrei perciò ringraziare profondamente l'Italia, il popolo italiano e il politico italiano Bettino Craxi per aver permesso a Jiri Pelikan di essere la voce della Cecoslovacchia libera all'Europarlamento”.
Il presidente Zeman si è tuttavia rammaricato che la figura di Jiri Pelikan venga poco ricordata anche nella sua città natale, a Olomouc. “Do il benvenuto a due vicesindaci di Olomouc. L'ex sindaco di Olomouc mi aveva rpomesso di intitolare a Jiri Pelikan una piazza o almeno una via. E io non persone, che non mantengono le loro promesse”, ha detto il presidente ceco sottolineando che Jiri Pelikan ha una via intitolata sia Roma che a Milano.
Un'inquadratura più ampia della figura di Pelikan, soprattutto per quanto riguarda l'adesione al comunismo negli anni '50 e l'impegno nella Primavera di Praga, è stata resa dal noto scrittore Pavel Kohout. “La nostra generazione è stata segnata profondamente da tre esperienze: la grande crisi economica e la guerra, il diktat di Monaco a un Paese, che si voleva difendere dall'invasione nazista, e la Liberazione da parte dell'Armata Rossa – ha detto Kohout – Perciò si voleva cambiare tutta ma è stato come passare dalla padella alla brace, da Hitler a Stalin. Dopo le rivelazione di Chruscev c'erano solo tre modi per reagire: buttarsi dalla finestra, diventare il segretario di Gustav Husak come capitò a un mio amico, oppure cercare di riparare gli errori fatti, come fece Jiri Pelikan durante la Primavera. In esilio ci sono state due grandi personalità: Pavel Tigrid e Jiri Pelikan. Tuttavia dopo il ritorno della libertà Pelikan si sentì isolato in patria come ai tempi dell'esilio”.
Una testimonianza è stata portata anche dalla vedova Jiri Pelikan, l'attrice e autrice teatrale Jitka Frantova, che ha ricordato soprattutto gli anni della Primavera di Praga, durante la quale Pelikan dirigeva la televisione di stato, e dell'esilio in Italia. “Breznev voleva la testa di Pelikan, poiché considerava la Televisione cecoslovacca uno dei principali centri di controrivoluzione – ha ricordato Jitka Frantova – Dopo l'invasione Pelikan fu trasferita all'ambasciata cecoslovacca a Roma. Quando il cerchio cominciò a stringersi decise di andare in esilio non per paura ma per continuare la sua lotta per la libertà. E non furono anni facili, avevamo perso tutto, alloggiavamo in un paese straniero senza un lavoro, senza dimora, senza documenti, senza conoscere la lingua, privati della cittadinanza e sistematicamente osteggiati dalla polizia segreta, ma circondati dal calore umano degli italiani”.
Per Jitka Frantova la presentazione ha portato anche una lieta notizia, in quanto il presidente Zeman ha annunciato, che conferirà a Frantova l'Ordine del Leone Bianco. “Jitka Frantova non è solo la moglie di un grande uomo ma soprattutto un'importante attrice e l'autrice del testo teatrale la Mia Primavera di Praga, che fu rappresentato in prima a Roma alla presenza del presidente Giorgio Napolitano”, ha motivato il Presidente della Repubblica.
Fonte fotografia: Istituto Italiano di Cultura