Mercoledì 13 e giovedì 14 gennaio il noto critico e divulgatore d’arte italo-francese Philippe Daverio ha visitato Praga per una serie di colloqui con alcune importanti istituzioni culturali della città, tra cui anche la Galleria Nazionale. Al centro degli incontri la possibilità di organizzare una mostra di artisti contemporanei italiani. Daverio si è recato a Praga su invito dell’Ambasciatore d’Italia Aldo Amati, del consigliere Camic Francesco Augusto Razetto e dell’Ing. Paolo Ferrari.
Dott. Daverio qual è lo scopo della sua visita?
Sono venuto a Praga negli anni Settanta, quando sulla città aleggiava una cappa cupa, mentre oggi è diventata una delle principali capitali dell’Europa. Lo scopo della mia visita è incontrare alcune istituzioni cittadine e capire se ci sono possibilità di organizzare una mostra di artisti italiani contemporanei. Certamente l’arte contemporanea è una definizione complessa. Perciò si tratterà di fare una scelta. Da parte mia voglio tenere a mente Praga e la sua storia. Uno dei più importanti mecenati e collezionisti d’arte della città fu Rodolfo II, a cui più del 90% dell’arte contemporanea non sarebbe piaciuta. Io tuttavia cercherò di scegliere artisti e opere che avrebbero potuto avere la sua approvazione. In qualche modo sarò un curatore guidato dall’oltretomba.
Spesso si parla del fatto che la cultura debba essere valorizzata per divenire un motore di sviluppo economico. Qual è la sua posizione?
Non sono del tutto d’accordo. Penso che la cultura abbia obiettivi primari simili a quelli della scuola, ossia educare e formare i cittadini e la loro sensibilità. In un secondo momento può intervenire anche un fattore di rendiconto economico, che comunque non ci sarebbe senza questa sensibilità sviluppata prima. Questo riguarda in primo luogo l’Italia. D’Azeglio diceva che “fatta l’Italia, bisogna fare gli italiani”. Se si risvegliasse ora, il grosso del lavoro rimarrebbe ancora da fare. Ma questo riguarda anche l’Europa, che non è altro che un luogo e un crocevia di cultura. Da questo punto di vista paradossalmente l’Europa era più unita cent’anni fa, quando l’1% delle elités delle società d’allora conosceva cinque, sei lingue straniere, aveva una grande erudizione sulla vita del continente. Certo, il restante 99% della popolazione era privata di tutto questo. La sfida di oggi è di estendere la cultura europea di quell’1% di un secolo fa alla maggioranza della popolazione tramite la scuola e la cultura, appunto.
Uno dei fatti più discussi nella vita culturale italiana dello scorso anno è stata la nomina dei nuovi direttori di alcuni grandi musei nazionali, tra cui poco meno della metà stranieri. Lei cosa ne pensa?
Penso sia una cialtroneria senza limite, frutto di un grande provincialismo di chi ha fatto queste scelte. Anche il profilo di alcuni dei direttori stranieri è in fondo abbastanza modesto. Penso che questa scelta sia frutto della situazione che vige all’interno del Ministero dei beni culturali. In questi ultimi anni si è persa la capacità di generare personalità con grande profilo intellettuale, che possano condurre un dialogo alla pari con i direttori dei principali musei americani ed europei. All’interno delle Sovraintendenze spesso ci sono talenti che potrebbero crescere se gli fosse dato spazio. A questa situazione si rimedia con queste scelte. Inoltre bisogna tenere presente che un direttore di museo non deve avere solo grandi conoscenze ma anche la capacità di gestire strutture non semplici come quelle dei musei italiani. E trattare, per esempio, con i sindacati.
Lei stesso è stato negli anni Novanta assessore alla cultura del Comune di Milano. Cosa pensa della politica culturale condotta dagli enti pubblici?
Per quanto riguarda i comuni e altre amministrazioni locali, lo stato dipende fortemente dal patrimonio culturale che già si trova sul territorio. Io però sostengo che spesso a mancare non siano i soldi ma le idee. In fondo lo dimostra la pochezza di alcuni Ministri della cultura e di altre personalità politiche. Quindi oltre a trovare soldi bisogna trovare soprattutto idee.
Fonte fotografia: Luca Giarelli / CC-BY-SA 3.0