La società Erakis, socio Camic, è stata chiamata a valutare la situazione, in cui versa uno dei luoghi storici della comunità italiana a Praga, la Cappella degli Italiani situata nel complesso barocco di Klementinum. Una scelta non casuale, dato che la società madre di Erkis, AhRCOS, è una delle principali realtà italiane nel campo del recupero degli edifici storici e artistici. Ne abbiamo parlato con Alessandro Battaglia, amministratore dell'azienda.
Dr. Battaglia, quali interventi siete stati chiamati a fare sulla Cappella degli Italiani a Praga?
La nostra società ha effettuato un sopralluogo completo per valutare lo stato dell'edificio. Con una strumentazione molto avanzata, abbiamo creato un modello 3D dell'edificio e in seguito abbiamo preparato un progetto di riparazione della chiesa seguendo tutte le norme internazionali. Il progetto è stato sottoposto al Ministero degli Esteri italiano e stiamo aspettando le decisioni finali su come procedere.
In che stato si trova la struttura?
Possiamo affermare senza ombra di dubbio che il nostro malato è abbastanza grave. Hanno subito danni sia le strutture esterne e sia quelle interne, dove a causa di infiltrazioni d'acqua, gli affreschi si stanno sfaldando. In una prima fase ci siamo però limitati solamente alla messa in sicurezza esterna dell'edificio. A questa situazione corrisponde anche il costo previsto del nostro progetto di ristrutturazione architettonica, che comprende la ristrutturazione di esterni e interni. Abbiamo stimato che siano necessarie alcune centinaia di migliaia di euro per portare a termine i lavori di recupero di questo eccezionale edificio. La Cappella degli Italiani è infatti un autentico gioiello, situato in una situazione architettonica unica come quella del complesso barocco del Klementinum. Di grande pregio sono poi gli affreschi che addobbano l'interno.
La società madre di Erakis è impegnata anche in un altro progetto di grande rilevanza a Pompei. Come intervenite su questo sito?
Abbiamo vinto in un'associazione temporanea con il Politecnico delle Marche una gara pubblica del Grande progetto Pompei. Stiamo quindi intervenendo a supporto della Facoltà di Architettura dell'Università di Bologna direttamente sul sito all'interno del cosiddetto Piano della Conoscenza. Il nostro principale compito è quindi quello di studiare quali fattori possano intervenire su questo sito archeologico e come porre loro rimedio nell'ottica della tutela del bene storico. Diamo quindi per scontato che il tempo e i fattori incidano sulle strutture e il nostro compito è di mettere in campo misure tali da limitare i possibili danni. Ovviamente questa partecipazione ci riempie di orgoglio per il prestigio del sito di Pompei. Inoltre la commessa è stata assegnata tramite una gara internazionale molto competitiva. La nostra vittoria quindi conferma la grande qualità delle nostre tecnologie e del nostro modo di operare.
L'Italia dispone di un eccezionale patrimonio culturale e artistico. Ciò ha portato a sviluppare un know-how d'eccellenza tra le imprese italiane del settore?
Sicuramente sì. Per esempio la nostra impresa è specializzata in interventi di messa sicurezza e riparazione danni post sismici degli edifici storici e di importanza artistica. In questo settore abbiamo sviluppato un know-how di primaria importanza. Ne sono testimoni sia i certificati di cui siamo in possesso, sia il nostro impegno in prima linea dopo i terremoti all'Aquila e in Emilia, dove abbiamo dato un importante contributo alla ricostruzione. Questa eccellenza è inoltre rafforzata dalla continua innovazione delle nostre tecnologie e da una collaborazione molto proficua con i maggiori centri universitari italiani come l'Università di Bologna o il Politecnico delle Marche. Dall'ambiente accademico riceviamo infatti spunti, idee e anche sfide, che poi riusciamo a trasformare in nuovi approcci operativi e tecnologici. Comunque, si può affermare che l'Italia gode di molte aziende di eccellenza nel settore del recupero e della ristrutturazione degli immobili storici e di pregio artistico.
Negli ultimi anni di incertezza economica molte aziende italiane hanno cercato di darsi una dimensione più internazionale. Sta succedendo anche nel vostro settore?
Certamente sì, anche se molte aziende erano attive all'estero ancora prima della crisi. Anche la nostra società, oltre al suo impegno a Praga, sta seguendo due progetti molto importanti in Turchia e in India. L'internalizzazione fa quindi ormai parte della nostra azienda e del nostro settore.
Fonte fotografia: Erakis